La lunga ed affascinante storia dei sandali artigianali è soprattutto legata al Mediterraneo: il sandalo è praticamente il primo tipo di calzatura che l’uomo abbia mai indossato.
I primi prototipi di sandalo risalgono a circa 2 millenni fa, quando molti popoli del Mediterraneo vestivano già una calzatura con delle stringhe in pelle allacciate alla caviglia che assicuravano al piede una suola rigida e resistente per lunghi tragitti. Fu usato poi dagli antichi Egizi e successivamente dai più vicini Romani. Infatti l’Imperatore Tiberio, il sovrano che era solito frequentare l’isola, portò per la prima volta i sandali a Capri dove poi si trasferì stabilmente. Qui ispirò prima gli abitanti e i pescatori e poi gli artigiani locali che si specializzarono proprio nella realizzazione di queste calzature che usavano essere indossate anche dalle donne più facoltose dell’impero nelle grandi occasioni.
La notorietà che li ha portati a spopolare in tempi moderni ha un inizio ben preciso: erano gli Anni ’40 quando Diana Vreeland, giornalista statunitense di origine francese allora direttrice di Vogue America, notò questo tipo di calzatura riprodotta su uno dei famosi mosaici custoditi a Pompei. Sbarcata poi a Capri scoprì che gli artigiani del posto sapevano creare questo tipo di calzature e lì se ne innamorò intuendone la novità e la potenziale attrattività per il jet-set. Una semplicissima striscia di pelle tra l’alluce e il dito accanto, fissata da un cinturino legato intorno alla caviglia che tutte le dive del tempo amavano indossare per farsi ritrarre mentre passeggiavano nelle strette vie dell’isola: da Audrey Hepburn a Brigitte Bardot, da Sophia Loren a Julia Roberts, dalla principessa Soraya e Grace Kelly.
Sarà però Jackie Kennedy, icona per eccellenza di stile ed eleganza, a renderli immortali portandoli sulle riviste di tutto il mondo.
Nascendo come calzatura fatta a mano, il sandalo caprese è anche l’espressione di antichissimi metodi e lavorazioni custodite nelle famiglie artigiane di generazione in generazione, dove si creano capolavori attraverso gesti precisi e passaggi ritmati che incantano tutti i visitatori delle storiche botteghe.
Molti sono gli accorgimenti essenziali che danno vita alla perfezione di un vero sandalo artigianale e come ogni tradizione che si rispetti sono spesso segretissimi. Fra questi quelli che ci aiutano a riconoscerne l’autenticità sono:
L’idea della produzione di sandali artigianali Rasoterra nasce dall’incontro di due amiche, Maria Grazia e Gabriella, dalla comune ossessione per i sandali capresi dallo stile inconfondibilmente raffinato.
Il ricordo di quei sandali ai piedi delle loro dolcissime nonne… i momenti in cui correvano di nascosto per misurarseli ed imitarne il passo elegante e sicuro le avevano accompagnate da sempre.
Poi un giorno, durante il tragitto su una barchetta da Isla Mujeres in Messico, una ragazza Americana, guardando i sandali bassi intrecciati indossati da una delle due, ne riconosce subito la provenienza e l’unicità. E’ proprio questo ciò di cui si tratta: queste calzature sono in grado di custodire un ricordo, creare dei legami, segnare l’appartenenza e tramandare una tradizione antica insieme ad innumerevoli storie.
“Rasoterra” come la loro caratteristica suola in cuoio bassa senza tacco: in origine unica tipologia disponibile che ne garantiva una calzata confortevole su tutti i tipi di terreno.
La storia di Rasoterra è recente, ma non quella degli artigiani che producono le diverse creazioni: figli d’arte nati e cresciuti nelle botteghe artigianali avvolti dall’affascinante odore di cuoio toscano.
La collezione Rasoterra di oggi mantiene la riconoscibilità di questo oggetto iconico frutto di antiche tradizioni, aprendosi però all’innovazione ed ai trend moderni ed introducendo una nuova esperienza di acquisto che coinvolge l’utente nella progettazione e personalizzazione di ogni modello.
Il desiderio è quello di portare il nostro territorio intriso di storia e di stile inconfondibile più vicino alle tante donne e ragazze del mondo che (ri-)conoscono il sandalo artigianale e anche a quelle che devono ancora conoscerlo e che magari un giorno verranno a visitare quei luoghi che gli hanno dato vita.